SAN GIUSEPPE tradizione romana
Il personaggio di S. Giuseppe, è sempre stato molto venerato dal popolo romano. Di questo sono testimonianza le tante chiese costruite a Roma in suo onore, e la grande diffusione del nome Giuseppe o Giuseppina tra la gente. Per questi motivi il 19 Marzo è sempre stata una data particolare a Roma. La celebrazione del 19 marzo ha origini antichissime. La festa cristiana di San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù, si innesta su riti di origine pagana, con un collegamento in primo luogo di calendario: il 19 marzo è, infatti, la data alla vigilia dell’equinozio di primavera in cui si svolgevano gli antichi riti dionisiaci di propiziazione e fertilità, i baccanali, poi vietati anche a Roma per l’eccessiva licenziosità dei costumi.
La festa cattolica ha origine nella Chiesa dell’Est e venne importata in Occidente e nel calendario romano nel quindicesimo secolo, con la data fissata al 19 marzo. Pio IX dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa universale nel 1870, mentre Pio XII° stabilì che la data del 1° maggio fosse dedicata a San Giuseppe lavoratore.
Alla sua figura di patrono dei falegnami e degli artigiani viene associata anche quella di protettore dei poveri, perché come poveri in fuga Giuseppe e Maria si videro rifiutata la richiesta di un riparo per il parto.
A Roma la festa di San Giuseppe è sempre stata accompagnata da grandi festeggiamenti: nella Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, al Foro, la confraternita dei Falegnami organizzava solenni festeggiamenti e banchetti a base di frittelle e bignè, da cui il detto romano “San Giuseppe frittellaro”. La tradizione nell’800 è talmente radicata tra il popolo che viene ricordata da poeti e scrittori come il Belli e Zanazzo, fino alla più recente preghiera a “San Giuseppe frittellaro” di Checco Durante del 1950.
Di quella che agli inizi del secolo Giggi Zanazzo definiva “ffesta granne”, durante la quale i “cristiani bbattezzati” mangiavano frittelle e bignè a tutto spiano, è rimasto negli anni recenti solo un pallido ricordo nel quartiere Trionfale. Momento clou della festa, che prevedeva anche cerimonie religiose e spettacoli musicali in Piazza della Rotonda, era l’invasione nelle strade dei friggitori, con i loro “apparati, le frasche, le bbandiere, li lanternoni, e un sacco de sonetti stampati intorno ar banco, indove lodeno le fritelle de loro, insinenta a li sette cèli”. Il testo dei cartelli osannava i miracolosi poteri dei dolci venduti: “E chi vuol bene mantenersi sano / di frittelle mantenga il ventre pieno”, in grado di far tornare la vista ai ciechi, la parola ai muti e persino di far camminare gli storpi… nemmeno una parola però rispetto agli effetti di queste “abbuffate” sul fegato!