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Il luogo del martirio corrisponde, secondo la tradizione, all’area centrale destra della basilica e dell’attuale sacrario, ed è detta, appunto, zona del martirio. Il luogo del primitivo sepolcro, ove, fino al secolo VII, schiere di pellegrini venivano a venerare il corpo del Martire, è ubicato nella zona più antica delle catacombe (zona del sepolcro) che si estende sulla sinistra e dietro l’abside della basilica. Quando fu costruita la primitiva basilica, sotto papa Simmaco, il sepolcro del Martire non fu centrato sotto l’altare maggiore, ma rimase ex obliquo rispetto alla navata e addirittura all’esterno del perimetro della basilica, sul lato sinistro del transetto.
Da una testimonianza di S. Gregorio di Tours sappiamo che si accedeva al sepolcro dall’interno della basilica attraverso una cancellata, dalla quale si scendeva per il descenso tuttora esistente. Quando per opera di papa Onorio I l’antica basilica di Simmaco fu rifatta quasi dalle fondamenta, il corpo del Martire fu traslato nella cripta semianulare, che possiamo ancora ammirare sotto l’altare maggiore, il quale veniva così dotato della fenestrella confessionis. La chiesa venne completamente restaurata attorno al 1609 dal cardinale Ludovico da Monreale detto “de Torres” che ha sparso la sua firma un po’ ovunque.
Molti sono gli stemmi che lo riguardano, semplificati a una sola delle cinque torri che caratterizzano il suo stemma. L’interno, pur nella tradizione delle forme basilicali, conserva tutta un’antologia di stili, che vanno dai resti cosmateschi, murati qua e là, ai severi soffitti lignei del 1627, al baldacchino dell’altare che risale al 1959, agli affreschi di G. Ciotti e alle colonne in porfido, qui tornate dopo svariate vicende, di probabile origine classica.
Quel che colpisce subito, entrando, sono la profondità e l’altezza, che trovano nell’arco trionfale del presbiterio la loro maggiore espressione. Il soffitto a cassettoni e le catene di festoni e puttini danno all’insieme un sobrio tocco di arte barocca. Nella parte alta del presbiterio meritano di essere ricordati gli affreschi del Cavalier d’Arpino, meglio noto come il Maestro di Caravaggio.
Le navate laterali, che prendono luce da una serie di vetrate istoriate costruite di recente, sono anch’esse decorate da una serie di bassorilievi in stucco.
Catacombe
Si accede alle catacombe dalla chiesa, entrando dalla destra tra il terzo e il quarto pilastro. Quest’immensa necropoli sotterranea a più piani, è una complicata rete di interminabili gallerie alcune regolari, altre sinuose, che sembrano ricongiungersi. Angoli bui pieni di mistero, improvvise deviazioni e dislivelli, gruppi di cunicoli, rozzi arcosoli, graffiti, tracce antiche di pitture e un’infinità di loculi di ogni grandezza allineati lungo le pareti ineguali. Una serie di scale conduce alla Cappella detta “botrus”, nella quale si celebravano i misteri cristiani. Merita un capitolo a parte la storia di santa Sofia legata a queste catacombe
Piccolo museo archeologico
Sulla destra in fondo alla basilica si accede al piccolo museo, allestito dalla Sovrintendenza dei monumenti di Roma, dove si notano sarcofagi, capitelli, cippi funerari, epigrafi greche e latine, resti di statue, anfore e altri cimeli che ornano la sala antistante la sacrestia.
Tratto da: La Basilica di San Pancrazio, La Scuola Adotta un Monumento
(Liceo Classico “Istituto Suore di S. Giuseppe)
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