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Parrocchia San Pancrazio
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La parrocchia di San Pancrazio è stata eretta il 12 aprile 1931 da Pio XI con la bolla “Pastorale Munus“.
Il territorio, desunto dalle parrocchie di S. Maria in Trastevere, di S. Maria delle Grazie alle Fornaci, di S. Maria del Carmine e S. Giuseppe al Casaletto, fu determinato entro i seguenti confini: ’A partire da Porta S. Pancrazio, volgendo dalla parte destra – Mura di Roma fino all’angolo prospiciente il villino con ingresso al n. 4 – confini di questo villino e della seguente proprietà Medici del Vascello fino alla Via delle Fornaci – Via delle Fornaci e Via Aurelia (lato sinistro fino ai confini della diocesi di Roma con la diocesi di Porto-S. Rufina) – a partire dalla Porta S. Pancrazio, volgendo dalla parte sinistra, mura di Roma fino all’incontro di Via Regnoli – Via Regnoli – Viale Quattro Venti fino all’incontro della Via Vicinale – confini tra le proprietà Husman, Alvi e Coppari a destra, cooperativa Baldina, Cavallazzi e Barbieri a sinistra, traversando la via del Casaletto – quindi Via Forte Bravetta fino all’incontro di Via Bravetta – Via Bravetta fino all’incontro di Via Casetta Mattei e da questo punto, attraverso la campagna, in linea retta fino alla via della Pisana, lasciando a destra la Vaccheria Pozzi – Via della Pisana fino ai confini della diocesi di Roma con quella di Porto-S. Rufina’.
Il riconoscimento agli effetti civili è stato ottenuto il 19 agosto 1932.
La storia della Basilica è legata al martirio di S. Pancrazio, del 12 maggio del 304, e alle sottostanti catacombe, che, in parte, già esistevano col nome di cimitero di Ottavilla, quando in esse fu sepolto il giovane. Il culto del martire si diffuse a tal punto nella pietà popolare che papa Simmaco (498 – 514), demolita una fatiscente basilicula, eresse sul medesimo luogo la grande basilica. Il papa S. Gregorio Magno (590 – 604) l’ebbe molto a cuore e, espulsi i preti di San Crisogono che la tenevano in abbandono, vi istituì un monastero, affidandolo ai monaci Benedettini sfollati da Montecassino a seguito dell’invasione del Longobardi.
Dopo poco più di un secolo, l’antica Basilica di Simmaco fu restaurata e quasi ricostruita dalle fondamenta da papa Onorio (625 – 638), che l’ampliò delle due navate laterali e costituì l’altare della confessione e la sottostante cripta semianulare dove trasportò il corpo del martire. La Basilica, restaurata dal Card. Ludovico da Monreale nel 1606 e concessa ai Carmelitani Scalzi da papa Alessandro VII con bolla del 2 marzo 1662, subì devastazioni sul finire del sec. XVIII e nel 1854 veniva dichiarata monumento nazionale.
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