Icona di San Pancrazio

PANCRAZIO nacque verso la fine dell’anno 289 dopo Cristo, a Sinnada, cittadina della Frigia, provincia consolare dell’Asia Minore. I suoi ricchi genitori erano di origine romana: Ciriada, la madre, moriva nel parto, e Cleonia, il padre, lo lasciava completamente orfano all’età di otto anni. Cleonia morendo, affidò Pancrazio allo zio Dionisio, pregandolo di curarne l’educazione e l’amministrazione dei beni. Entrambi, Pancrazio e Dionisio, vennero a Roma per abitare nella loro villa patrizia sul Monte Celio. Presto incontrarono la comunità cristiana di Roma e chiesero di essere iniziati alla fede cristiana.

La scoperta di Dio e di Cristo infiammò talmente il cuore del giovane e dello zio da chiedere in breve tempo il Battesimo e l’Eucaristia. Scoppiò nel frattempo la persecuzione di Diocleziano, rivelatasi ben presto la più atroce di tutte le precedenti sopportate dai cristiani. Era l’anno 303 d.C. Il terrore della persecuzione, iniziata nelle province dell’impero romano, arriva anche a Roma, falciando inesorabilmente ogni persona che avesse negato l’incenso agli dèi romani o allo stesso divo imperatore. Anche Pancrazio fu chiamato a sacrificare, per esprimere la sua fedeltà a Diocleziano, ma, dietro il suo costante rifiuto, fu condotto davanti allo stessi imperatore per essere giudicato. Diocleziano, sorpreso “dall’avvenenza giovanile e bellezza di lui, adoperò ogni arte di promesse e minacce per fargli abbandonare la fede di Gesù Cristo” (da un manoscritto conservato nella Basilica). La costanza della fede di Pancrazio meravigliò Augusto e tutti i suoi cortigiani presenti all’interrogatorio, suscitando nello stesso tempo lo sdegno dell’imperatore, che ordinò la decapitazione dell’intrepido giovane.

Condotto fuori Roma, sulla via Aurelia, mentre il sole al tramonto tingeva di purpureo quella sera di maggio e le tenebre scendevano fitte sul tempio di Giano, Pancrazio porgeva la testa al titubante carnefice, riconsegnando la propria vita a Dio. Era il 12 maggio del 304 dell’era cristiana. Ottavilla, illustre matrona romana, prese il capo e il tronco del corpo e, untili con balsami e avvoltoli in preziosi lini, li depose in un sepolcro nuovo, scavato appositamente nelle già esistenti Catacombe del suo predio. Sul luogo del martirio leggiamo ancora oggi: “Hic decollatus fuit Sanctus Pancratius” (Qui fu decollato San Pancrazio)”. In seguito il capo del martire fu racchiuso nel prezioso reliquiario che si venera nella Basilica. I resti del corpo, invece, si conservano nell’urna sotto l’Altare maggiore con le reliquie di altri martiri.